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Big Little Lies racconta la violenza domestica.

Aggiornamento: 18 giu 2020

Oggi parliamo di un telefilm statunitense (attenzione qualche spoiler c'è), un capolavoro per la televisione di cui ne invitiamo la visione, se non l'avete già fatto. Stiamo parlando di Big Little Lies in onda su Sky tratto dal romanzo omonimo di Liane Moriarty e pubblicato in Italia da Mondadori con il titolo di Piccole grandi bugie.


Una vita perfetta è una bugia perfetta, così si legge nella copertina del libro e questo è ciò che è messo in scena nel telefilm. Protagoniste sono 5 amiche che vivono in un "normale" paesino di provincia abitato da persone benestanti, ricco di ville e piscine dove trascorrere pomeriggi estivi chiaccherando sembra essere la più normale delle attività. Vite tranquille, quasi perfette quelle delle protagoniste: famiglie, mariti, figli, la scuola, le chiacchere, lo shopping, le feste. Ma è tutto una bugia.

Perché ne parliamo oggi invitandovi tra l'altro alla visione di questo telefilm?

Perché Big Little Lies offre interessanti spunti di riflessione su un tema molto delicato e attuale. Noi di E-Skill abbiamo deciso di affrontarlo in un seminario di 2 giornate che terremo in autunno e del quale vi abbiamo già parlato e ancora parleremo.

Il tema cui ci stiamo riferendo è la violenza domestica e le relazioni disfunzionali. Nel telefilm ci sono ben 2 vittime di violenza sessuale: Celeste, interpretata da Nicole Kidman, e Jane, l'attrice Shailene Woodley. Sono vittime dello stesso uomo, il marito di Celeste, che ha abusato di loro in maniera diversa. Continuativa e costante su Celeste, occasionale e unica su Jane. Celeste, avvocato di successo che rinuncia alla carriera per la famiglia, vive per il marito e i figli una vita apparentemente serena e patinata; Jane invece sembra più problematica e meno fortunata: è una giovane ragazza madre che approda nella cittadina di provincia con il suo bambino di 7 anni alla ricerca del padre di suo figlio di cui non conosce nemmeno il nome. Eh sì perché Ziggy, il figlio di Jane, è il frutto della violenza subita. Le due diventano presto amiche e poi la trama si snoda e si intreccia anche con le altre protagoniste del telefilm. Non vi sveliamo altro (la seconda serie è arricchita anche dalla magistrale presenza di Meryl Streep nei panni della suocera di Celeste), fermandoci invece sul tema della violenza.

Molte sono le scene del telefilm (in tutte e due le serie) che ci offrono interessanti spunti sulle reazioni della donna che subisce violenza. Ci riferiamo in particolare modo a Celeste e alla sua negazione della violenza. Sì, perché una delle prime cose che una donna fa è negare la violenza che quotidianamente subisce, trovare una giustificazione al comportamento dell'uomo, cercare una spiegazione fino a convincersi di esserne la causa.

Tutti passaggi che ben si notano nelle scene con la psicoterapeuta cui Celeste si rivolge pur continuando a negare il vero e reale problema. Riportiamo, a titolo di esempio, un dialogo proprio tra Celeste e la psicoterapeuta dove la negazione del problema da parte della donna è palese:

C (Celeste): Lui è a Chicago. E' partito stamattina e io ho deciso di venire qui da sola.

P (psicoterapeuta): Ok.

C: E' stato Perry a decidere di incontrarci fin dal principio. Immagino che sia positivo come segnale. Non trova positivo il fatto che volesse venire?

P: Lei perché è venuta?

C: Beh perché... per lo stesso motivo... E' turbato. Lo siamo entrambi. E fare l'amore in realtà nasconde tanto.. tanto rancore.

P: Perché ha deciso di venire oggi?

C: [ripensa a quando il marito le ha lanciato i giochi dei bambini sulla testa] Non lo so.

P: E' successo qualcosa?

C: [ripensa ancora a quella scena] No... niente di nuovo. Prima che lui partisse stamattina lo abbiamo fatto [ripensa a lui che la picchia sul divano e poi al rapporto sessuale in cui lei grida]. Sì... e tutte le volte è come se fosse una forte ira reciproca a eccitarci E questo è un problema credo. Secondo lei è un problema?

P: Beh mi incoraggia che questo lei lo chiami "fare l'amore", perché il sesso non è sempre questo. Il sesso che pratica con Perry le è mai sembrato violento?

C: [pensa a quando lei lo ha abbracciato mentre piangeva dopo averla picchiata] No.

P: Non ha segni visibili?

C: Probabile, non ricordo molto bene [nelle scene precedenti lei si stava mettendo il fondotinta sui lividi, coprendosi apposta con i vestiti].

P: Ha mai riportato lesioni non causate dal sesso?

C: Non la seguo...


E poi perché una donna, anche se riesce a capire che la relazione è disfunzionale, continua a rimanere accanto al suo uomo?

Anche questo viene spiegato molto bene nella seconda serie del telefilm, quando Celeste in tribunale, deve rispondere ad una domanda del giudice. Ecco il dialogo:

G (giudice): So molto bene che molte donne stanno con il loro aggressore. Mi dica perché lei è rimasta.

C (Celeste): Perché lo amavo e pensavo e ho sempre pensato che sarebbe migliorato

G: Ma non l'ha fatto

C: Non l'ha fatto. E quando ero felice restavo perché ero felice. Quando ero depressa restavo perché ero depressa. In ogni caso avevo paura di che cosa avrebbe potuto fare se l'avessi lasciato. Avevo paura di come avrebbe reagito. Di stare da sola...così restavo, restavo per sopravvivere, restavo per i ragazzi... per questo.


Ecco qui c'è tutto, tutto ciò che fa una donna vittima di violenza. Le caratteristiche di una donna che subisce violenza sono varie: difficilmente una donna si rivolge ad un centro antiviolenza, ad uno psicologo o psicoterapeuta con la chiara consapevolezza di ciò che le sta succedendo e quindi è importante conoscere quali possono essere i passaggi per arrivare alla consapevolezza o quali sono i meccanismi psicologici in cui si imbatte la vittima per poter gestire al meglio la relazione con lei. Si tratta di conoscenze basilari che anche un counselor deve avere: chiaramente il counselor o un altro professionista della relazione d'aiuto (che non sia psicologo, psicoterapeuta o psichiatra) non può occuparsi di violenza ma può ugualmente incontrare in una prima fase una vittima di violenza. Oltre quindi a conoscerne i tratti deve essere in grado di accogliere la persona per accompagnarla alla presa di coscienza e per effettuare un corretto invio.

Ma quali sono le caratteristiche e i comportamenti tipici di una vittima di violenza? Vediamone alcuni:

- di solito ha una personalità dipendente (almeno con il partner): riconosce che ci possono essere dei problemi ma continua a far pendere la bilancia a favore degli aspetti positivi dello stare insieme

- nega la gravità del problema minimizzandolo, giustificandolo o addirittura addossandosene la responsabilità

- può essere incapace di chiedere aiuto

- può avere paura della separazione e di rimanere sola

Queste sono solo alcune delle caratteristiche. Se vi interessa il tema, volete capirne di più, siete professionisti della relazione d'aiuto, vi ricordiamo che a gennaio organizzeremo un worskhop di 2 giornate tenuto dalla prof.ssa Maria Adele Pozzi di cui trovate il programma della prima edizione qui. Se siete interessati, è aperta la lista d'attesa: cliccate qui per pre-iscrivervi.

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