Dal torpore alla fioritura
Rifiorire...dopo aver scoperto che cos'è il languishing parliamo del suo opposto, il flourishing. E cerchiamo qualche esercizio per praticarlo.

Quando ci si abbandona al languishing ci si sente spenti, intorpiditi e sfioriti...l'abbiamo visto nell'articolo che trovate qui.
Che cosa fare? Incoraggiare il flourishing vi risponderebbe Martin E.P. Seligman, lo psicologo creatore della psicologia positiva e autore del libro Fai Fiorire la tua vita.
Che cosa significa flourishing è abbastanza intuibile.
Nutrire, far fiorire la nostra vita, e noi stessi, per coltivare il benessere e la felicità.
Lo sappiamo, molti sono i detrattori, o almeno i dubbiosi, del reale beneficio della psicologia positiva e per certi versi lo siamo anche noi, ma cerchiamo di andare con ordine.
L'uomo è da sempre alla ricerca della felicità. Soprattutto la società contemporanea è palesemente ossessionata dalla felicità: tutti dobbiamo essere positivi, belli, stare bene...chi più ha, anche in termini materiali, è sicuramente felice.
Basti pensare a tutte le foto che vediamo sui social, Instagram in primis: bei corpi, belle facce, belle case, bei posti, belle foto, belle emozioni...tutto questo corrisponde ad una persona bella, ricca, positiva e di conseguenza felice.
Si è creata quindi la convinzione che la felicità si provi e si raggiunga quando si ha tanto, si fa tanto, si è tanto. E quando si provano emozioni "positive".
Ma è così?
Chi scrive, è "fervida seguace" di Susan David e della sua Agilità Emotiva e quindi non è perfettamente convinta di questa teoria sulla felicità. Non esistono emozioni positive o negative, come dice la David, e perpetrare l'ottimismo e la positività ad oltranza non è né sano, né corretto.
Ma poiché, sempre chi scrive, pensa anche che in tutte le teorie e in tutti i modelli ci sia qualcosa di buono e qualcosa che viene poi "distorto" nella sua interpretazione, vogliamo qui parlare di ciò che c' è di buono nella psicologia positiva e nel concetto di flourishing.
Elementi che possono farci veramente bene in questo periodo.
Innanzitutto...se le emozioni sono semplicemente emozioni, dati, informazioni ed è inutile classificarle in positive e negative, il primo passo da compiere è la consapevolezza di ciò che stiamo provando. Impariamo a dare un nome alle nostre emozioni e a raccogliere i messaggi che ci danno: cerchiamo di capire perché stiamo provando ciò che proviamo.
Sfatiamo il mito della felicità associata alla quantità. Seligman, nel suo libro già citato, non parla di quantità ma di come sia possibile insegnare a tutti a raggiungere il benessere attraverso le piccole cose. Quindi...se parliamo di quantità...sono piccole dosi.
Se ci ancoriamo al concetto di "tanta quantità", non solo complichiamo ma diventiamo insoddisfatti e quindi infelici!
Ma allora...cosa serve per fiorire?
La gratitudine per un giorno vissuto, la gentilezza in un gesto da donare o ricevuto, la semplicità delle piccole cose, la scoperta delle proprie risorse, il nutrimento del nostro corpo e della nostra mente...
Per gli antichi Greci, la felicità non era fatta di soddisfazione dei propri desideri ma di aderenza e coerenza ai propri valori e al proprio essere.
Non importa quindi quanto si ha e quanto si raggiunge, ma il nostro atteggiamento nel nutrire il nostro spirito interiore. Ecco la fioritura!
Disponiamo il nostro terreno interiore, ariamolo, concimiamolo affinché possa accogliere il seme che lo feconderà e che metterà al mondo fiori e frutti.
Ogni fioritura umana è diversa dall'altra: ognuno ha i suoi tempi di semina, di concimazione e di sbocciatura. Non c'è un concime universale che vada bene per tutti i fiori umani! Ognuno deve trovare il proprio.
La fioritura umana non offre tecniche ma processi.
Quando stiamo fiorendo? Quando sentiamo muoversi qualcosa dentro di noi: è il seme che cresce, che germoglia e che prima o poi sboccerà.
Fiorire è un percorso lungo, a volte doloroso, è un atteggiamento e non un processo granitico e sempre uguale. E' fatto di prove e tentativi, ma anche di fallimenti.
Imparate a fare a voi stessi ciò che riservate ai vostri fiori in vaso o in giardino, alle vostre piante e al vostro orto per chi ne coltiva uno.
Che cosa fate esattamente? Pensateci: togliete le erbacce, gli infestanti, concimate quando le vedete deboli, rafforzate i colori con il cambio dell'acqua e nutrite radici, fogli e fusti abbeverando periodicamente e con cura. Predisponete il terreno per una nuova semina, lo rendete accogliente per chi verrà.
E riparate il tutto dalla polvere, dallo smog e dai predatori. Qualche rete protettiva, un bello spaventapasseri hanno ancora il loro perché.
Ecco...le stesse attenzioni le dovete riservare ai vostri semi interiori.
Ascoltatevi, raccontatevi, guardatevi quando siete in ombra e rischiate di appassire, sentite se avete bisogno di stare al caldo tepore del sole, uscite allo scoperto... Rompere il guscio del seme sarà doloroso...ma quanti rami poi, quante foglie e quanti fiori sbocceranno!
Quella relazione è smog per il vostro seme? Forse varrebbe la pena estirparla.
Il giudizio degli altri posa una coltre di polvere sulle vostre foglie? Fate un respiro e soffiate, alzatela quella polvere e fate vedere chi siete, il vero verde, il vostro vero colore.
Siete una margherita in mezzo ad un campo di sofisticate rose? Non importa: siete un fiore anche voi.
Individuate il vostro concime: che cosa vi fa stare bene? Che cosa vi fa sentire esposti a quel tepore che vi fa germogliare?
Chi scrive germoglia quando studia, quando legge, quando scrive (non vedete petali ovunque adesso?), quando cucina, quando è in aula, quando è curiosa, quando riceve un sorriso o un "grazie, mi hai fatto stare bene", quando si sente dire "so che comunque ci sei".
Piccole cose, ma tanti fiori. E volete sapere qual è la bella notizia? Che il concime lo trovate dentro di voi, lo potete produrre voi...non serve acquistarlo in qualche bellissimo vivaio. E' lì, ce l'avete già.
Avete trovato il vostro concime? Vi va di farcelo sapere nei commenti?