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Le abilità di counseling con i bambini: l'esperienza di Adele

Adele Cabello ha concluso il suo percorso a febbraio 2021 dopo un'esperienza di tirocinio a dir poco toccante e coinvolgente. La sua esperienza è diventata anche il suo scritto finale, discusso con tanta partecipazione e attenzione.


Adele Cabello ha deciso di intraprendere un tirocinio a dir poco sfidante. Si è sperimentata in un contesto non facile, di dolore e malattia. Le sue 150 ore infatti, Adele le ha trascorse con i bambini del reparto pediatrico dell'ospedale di Sondrio, la sua città natale. Un'esperienza toccante che l'ha portata a toccare con mano la sofferenza ma anche la leggerezza di cui solo i bambini sono capaci. Adele ha potuto mettere in pratica tutte le abilità di counseling apprese durante il suo percorso per poter instaurare una relazione proficua e di cura con i bambini e anche con i loro genitori. Muoversi in un contesto di questo tipo non è affatto facile, ma Adele ha saputo entrare in contatto con i bambini malati e le loro mamme e papà, in punta di piedi con quella delicatezza e gentilezza che la caratterizza. Ce ne parla in questa sua intervista.



D. Adele, la tua tesi parla di come si possono esercitare le abilità di counseling con i bambini. Ci racconti come mai hai scelto questo tema?


R. Ho scelto questo tema per raccontare la mia esperienza di tirocinio con i bambini e le competenze di counseling che ho sperimentato nei due principali contesti in cui ho operato. Non è stato facile, all'inizio, inserirmi in un contesto come quello ospedaliero; più facile invece la mia esperienza a fianco di una psicomotricista che mi ha permesso di comprendere come lavorare con i bambini sia sorprendente.


D. Qual è la maggiore difficoltà che hai incontrato nel relazionarti con i bambini?


R. La maggiore difficoltà è stato cercare di riflettere le emozioni dei bambini e continuamente riequilibrare le proprie, imparando ad accogliere e a farsi attraversare dalle loro storie.

D. Che cos’hai imparato dai bambini?

R. Coi bambini ho imparato che:

- il setting non riguarda solo l’ambiente a cui comunque i bambini sono molto sensibili ma soprattutto l’atteggiamento esistenziale del counselor nel suo essere con loro;

- è necessaria un’attenzione costante perché a differenza degli adulti non sono pienamente autonomi;

- hanno maggiore difficoltà nell’articolare i pensieri e nell’esprimere le emozioni;

- si raccontano soprattutto attraverso il corpo, le posture, gli sguardi, i gesti per questo è importante prestare attenzione soprattutto al linguaggio analogico.


D. Se dovessi concludere con una frase sul tuo percorso di counseling e i risultati ottenuti finora che cosa diresti?

R. Come ho scritto anche nella conclusione della mia tesina, questo percorso mi ha permesso di sperimentare che ciò che portiamo di noi nella relazione è più importante di qualsiasi nozione teorica. A mio avviso il vero valore aggiunto è la persona che scegliamo di essere quando entriamo in relazione con un altro essere umano.

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