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Phubbing: la trascuratezza è visibile agli occhi (e al cuore)

Se vogliamo operare come Counselor, dobbiamo essere sempre aggiornati... anche sui fenomeni sociali. Oggi parliamo di phubbing.


Avete mai sentito parlare del phubbing? Anche se non sapete cos'è, sicuramente ne siete portatori sani.

Tranquilli, non è una malattia...Ma come potremmo definirlo? Abitudine, vizio, comportamento... Potrebbero essere molti i termini...forse quello che calza più a pennello è fenomeno. Antipatico.

Curiosi di sapere che cos'è?

Il termine - che deriva dall’unione di due parole: phone (telefono) e snubbing (trascurare) - è stato coniato già nel 2013 e indica l’atteggiamento poco cortese di trascurare l'interlocutore con cui si è impegnati in una qualsiasi situazione (dalla camera da letto all’ufficio) per controllare compulsivamente il cellulare ogni cinque minuti.

Non diteci che non l'avete mai fatto! Attenzione però, non è qualcosa su cui scherzarci sopra. Uno studio del 2015, intitolato "La mia vita è diventata la più profonda distrazione dal mio telefono", ha messo ben in luce i rischi e le conseguenze del phubbing.

Lo studio rilevava che guardare con elevata frequenza il cellulare, o tirarlo fuori dalla tasca o dalla borsa quando la conversazione perde di interesse, può essere estremamente dannoso per le relazioni sociali. La vita di coppia per esempio ne risente in particolar modo: il 36,6% dei volontari che si è prestato allo studio non si vedeva riconosciuta la giusta attenzione dal proprio partner e il 22,6% ha vissuto problemi di relazione.

Qual è la conclusione? Il rischio è di innescare un circolo vizioso: chi subisce il phubbing dall'interlocutore tende paradossalmente a ricorrere all'uso dello smartphone (e in particolare dei social network) alla disperata ricerca di quell’attenzione negata. Si ergono quindi muri perché si è risucchiati dal display, spesso fisicamente interposto fra le persone coinvolte nella conversazione o nello scambio. Non solo: lo studio ha dimostrato che subire l’esclusione da phubbing può portare a un indebolimento del proprio benessere psicologico. Infatti chi viene escluso più spesso per questi atteggiamenti ha fatto registrare più elevati livelli di stress e di scoramento.

Lo studio è stato poi replicato di recente coinvolgendo più di 330 persone in due fasi. Che cosa ha confermato? Che la metà di chi subisce phubbing ha trascorso più di un'ora e mezza sul proprio telefono ogni giorno. Interagire sui social e leggere i commenti ai propri post serve a sentirsi più affermati e accettati. Lo smarthphone, uno strumento per collegare gli uni con gli altri, finisce per disconnetterci dal mondo e dalle relazioni.

Allora appoggiamo il cellulare e torniamo alle abitudini di una volta: chiaccheriamo guardandoci negli occhi, ascoltiamo la voce dell'interlocutore, magari davanti a una tazza di tè, stiamo attenti alle sfumature del paraverbale ... ne guadagneremo in benessere e saremo decisamente più social che mai!

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